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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il PD cambia pelle eleggendo il nuovo segretario ed espelle 60 tesserati "ribelli"

Il Partito Democratico da una parte "morde le caviglie" della nuova giunta di centrodestra che governa Cinisello Balsamo, dall'altra cerca di rinnovarsi eleggendo il nuovo segretario unico cittadino ed espellendo 60 tesserati "ribelli"

Il Partito Democratico "morde le caviglie" della nuova giunta di centrodestra che governa Cinisello Balsamo e su ogni decisione sottolinea il difetto o si prende la paternità dell'iniziativa nata negli anni precedenti, ma in questi giorni deve guardarsi anche in casa propria e risolvere i problemi interni.

Da una parte a giorni (domenica 18 novembre) si terrà l'elezione del nuovo segretario cittadino: circa 360 iscritti dovranno recarsi alle urne per scegliere tra l'ex assessore Ivano Ruffa oppure il vice segretario del PD Francesco Falco.

Da questa scelta dipenderà poi la linea politica del partito locale negli anni di opposizione a venire.

Ivano Ruffa ha 41 anni, è stato ex assessore sotto la prima cittadina Siria Trezzi, si presenta con una lista di candidati giovani denominata "RinnovAzione Democratica" e punta tutto su un percorso decisionale collettivo.

Sull'altro fronte Francesco Falco ha 37 anni, è vice segretario del PD in città e ha una linea di taglio netto con la passata gestione del partito.

L'altro fronte caldo interno al partito passa dal ritiro della tessera di partito a 60 "ribelli" interni che quindi sono stati espulsi giusto pochi giorni prima del voto sul nuovo segretario.

La lettera di espulsione sarebbe datata 18 luglio 2018, subito dopo l'elezioni comunali, ma i "ribelli" l'avrebbero saputo solo qualche giorno fa. I 60 "ribelli avevano comunicato a marzo l’autosospensione dagli incarichi per protestare contro la decisione di non indire le primarie di partito prima delle elezioni comunali (poi perse).

I "ribelli" ora protestano in coro: «E’ stata evidentemente un’azione punitiva di massa che fa seguito all’autosospensione che questo gruppo di iscritti fece il 6 marzo scorso. Un provvedimento sommario che non discrimina fra gli autosospesi che, successivamente si iscrissero o si candidarono in altre liste, e chi semplicemente intese protestare contro le irregolarità procedurali che i dirigenti del Pd utilizzarono per scegliere il candidato sindaco di centrosinistra».

Proseguono gli espulsi: «Il provvedimento punitivo, di stampo stalinista e del tutto fuori dal tempo (vista l’emorragia di iscritti ed elettori), è un atto politico che denota la volontà di ricercare capri espiatori; giusto, invece, sarebbe stato analizzare gli errori commessi dai dirigenti rimasti nel partito».

E terminano: «Errori che, com’è del tutto evidente, rappresentano la vera causa della sconfitta elettorale. Un provvedimento di questa dirigenza, confusa, che poco lascia sperare sulla capacità di rinnovamento del partito».

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