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Cinisello Balsamo Cinisello Balsamo / Via Leon Battista Alberti

Torna il Movimento Casa, sette richieste per una città visibile

Torna a farsi sentire il "Movimento Casa" di Cinisello che è un comitato di abitanti cinisellesi attivo da due anni sul territorio per cercare risposte collettive all'emergenza abitativa che sta coinvolgendo la città

Torna a farsi sentire il “Movimento Casa” di Cinisello Balsamo (con sette richieste precise) che è un comitato di abitanti cinisellesi attivo da due anni sul territorio per cercare risposte collettive all’emergenza abitativa che sta coinvolgendo la città.

Nello scorso mese di dicembre, 8 famiglie cinisellesi, il Movimento Casa Territorio e l’Unione Inquilini hanno occupato una struttura pubblica (in via Leonardo da Vinci 11), per la maggior parte dismessa, da utilizzare temporaneamente come tetto per le famiglie sfrattate e senza casa da settimane e mesi.

L’azione, se da un lato voleva essere una risposta materiale all’emergenza, dall’altro voleva scuotere cittadinanza e amministrazione sull’emergenza reale di chi vive il problema della casa. Qui di seguito ampi stralci del lungo comunicato del Movimento.

«In seguito alla conclusione dell’esperienza, rivendichiamo appieno il nostro percorso e rigettiamo le strumentalizzazioni tentate dall’amministrazione. Alla necessità di provvedere a un tetto per delle famiglie senza casa ci è stata opposta l'accusa di fare “guerra tra poveri”, di “scavalcare” il diritto di altri attraverso l’occupazione». 

«Il nostro sindaco ha scelto di ridurre questo problema sociale vastissimo a semplice materia di “ordine pubblico”, dichiarando che si trattava di un atto illegale i cui protagonisti, famiglie con bambini, non meritavano di essere ricevuti in Comune ma al massimo in commissariato». 

«900 domande di alloggio popolare e 8/10 assegnazione all'anno (nel migliore dei casi); 90 iscrizioni alle liste di emergenza, tra cui 25-27 nuclei familiari già attualmente senza casa». 

«Se da un lato è vero che a Cinisello non ci sono case pubbliche vuote, inutilizzate, dall’altro è vero che, come scelta politica degli ultimi decenni, si è delegato, per la maggior parte, alla cooperativa UniAbita la risposta al bisogno abitativo in città ed è innegabile che oggi, la distanza tra l'offerta economica “dell'impianto Uniabita” e le condizioni socio-economiche dei cittadini si è fatta insanabile. Lo dimostrano le sempre maggiori case sfitte e invendute di proprietà della cooperativa».

«Ci siamo stancati di sentir dire di Uniabita che, a seconda della convenienza del momento, è un soggetto privato sul quale l'amministrazione non può intervenire oppure che sia un toccasana per la città (“che ha la maggior percentuale in Italia di abitanti in case di cooperativa”).

«Chiediamo che cessi questa delega verso le cooperative edilizie da parte del Comune, che torni invece la sua iniziativa diretta nel campo del abitare, o che si riconducano i costruttori di tipo cooperativo alla loro funzione sociale originaria, quella di provvedere al soddisfacimento del bisogno primario della casa, aldilà del profitto».

«Vogliamo quindi riprendere la nostra lotta da qui, dalla necessità di portare alla ribalta, in città, il tema dell'abitare, e scardinare una gestione del problema del tutto inadeguata al periodo di crisi che stiamo vivendo. Ribadiamo quindi le nostre richieste, rispetto a molte delle quali il sindaco, sull'onda dell'occupazione di Via Leonardo da Vinci, ha voluto fare a tutta la cittadinanza delle promesse sul rispetto delle quali vigileremo, non limitandoci ad osservare l'operato dell'amministrazione ma auto-organizzandoci per raggiungere i nostri obbiettivi in maniera collettiva. 

«Chiediamo una lista di “morosità incolpevole” in base alla quali operare un blocco degli sfratti, non lasciare nessuno in mezzo alla strada e lavorare per un passaggio “da casa a casa”».

«Chiediamo l’individuazione di un posto di emergenza per chi rimane senza casa, in attesa che trovi un'altra sistemazione. Ci è stato detto che Via Leonardo da Vinci 11 non era il posto giusto. Si trovi allora un altro stabile, incominciando a dare delle risposte rispetto alla gestione del residence comunale di via Brodolini».

«Chiediamo che si eserciti pressione sui proprietari privati affinché' affittino i loro appartamenti sfitti, tramite la mediazione del comune».

«Chiediamo che Aler e le cooperative edilizie (Uniabita in testa) rispondano pubblicamente della gestione del patrimonio immobiliare in loro possesso e che l’amministrazione comunale faccia pressioni affinchè nessun edificio di edilizia pubblica rimanga colpevolmente vuoto e le cooperative blocchino gli sfratti e assegnino gli appartamenti sfitti»

Infine «Vogliamo una mappatura degli alloggi sfitti e degli edifici inutilizzati presenti sul territorio».

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